Storia dei trappeti: da frantoi ipogei a luoghi del turismo

Il Salento è una delle mete turistiche più ambite dai turisti. Chi ha imparato ad amare questa terra, ne riconosce il grande valore storico e culturale, oltre a quello paesaggistico. Basti pensare a città come Ostuni, Gallipoli, Lecce, Otranto, che offrono la combinazione perfetta tra mare da favola e siti di interesse culturale. Prima “tappa” di un viaggio in Puglia è la scelta di un punto di appoggio per poter visitare le varie città e spiagge.

A tal proposito sempre più turisti si affidano a tour operator e agenzie radicate sul territorio, realtà in grado di offrire ampi cataloghi con diverse soluzioni d’affitto; se ad esempio stai cercando un alloggio in Valle d’Itria puoi valutare una tra le tante Case vacanze a Ostuni di Sud Sud Vacanze, tra gli immobili più richiesti da chi vuole trascorrere un soggiorno in questa terra.

Se da una parte il mare continua ad essere il protagonista principale delle vacanze salentine, negli ultimi tempi prendono sempre più piede altre forme di turismo atte a scoprire il volto più intimo di questa terra ricca di storia e tradizione.

Ora, passeggiando per le campagne salentine possiamo renderci conto della elevata concentrazione di alberi di olivo centenari. Purtroppo, per via delle Xylella, molti di questi maestosi alberi sono seccati completamente. Ma la loro presenza testimonia il ruolo cardine che ha avuto nel corso del tempo la produzione di olio in Salento.

In questo articolo parleremo in particolare dei frantoi ipogei e del loro ruolo nell’economia del posto e di come questi siano diventati tra i più affascinanti luoghi del turismo nel territorio.

Cosa sono i frantoi ipogei?

I frantoi ipogei sono delle camere scavate nel sottosuolo, nella nuda roccia. In esse venivano allestiti dei frantoi per la produzione dell’olio.

Iniziano ad affacciarsi sul territorio salentino intorno al IX secolo, dopo che la popolazione viene in contatto con la cultura bizantina.

Molte di queste camere sotterranee erano già esistenti, e venivano utilizzate per la conservazione del grano. Successivamente, a causa della grande richiesta di olio lampante in tutta Europa, si è deciso di destinare questi granai o alcune cripte già esistenti in frantoi sotterranei.

Lavorare in un trappeto era un mestiere piuttosto ambito. Le paghe erano infatti tra le più alte a cui un operaio potesse aspirare.

Il punto è che le condizioni di lavoro erano praticamente disumane. Gli uomini vivevano e lavoravano insieme alle bestie, in un ambiente povero di ossigeno e scarsamente illuminato. Non era rara l’insorgenza di malattie, anche mortali.

La posizione sottoterra consentiva di mantenere una temperatura costante, attorno ai 17 gradi, evitando così che le olive fermentassero prima del dovuto. Inoltre, offriva un riparo da occhi indiscreti che potevano essere interessati a fare razzia del prezioso liquido.

Inizialmente, tutto l’olio prodotto veniva destinato per ricaricare le lampade ad olio. Gallipoli diventò ben presto tra i principali fornitori di olio per le grandi capitali europee dell’epoca. L’olio, che veniva anche quotato in borsa, diventò uno degli ingredienti principali della cucina pugliese solamente in un periodo successivo.

I trappeti oggi

Oggi è possibile visitare molti di questi antichi frantoi accompagnati da una guida esperta che ci svelerà gli affascinanti segreti che si celano dietro questi luoghi che sono dei veri e propri testimoni della quotidianità di una volta.

Tra i frantoi ipogei meglio conservati troviamo quello di Gallipoli, risalente al 1600 e situato nel sottosuolo del palazzo Granafei, e quello di Vernole, il frantoio Caiaffa, con un affascinante architettura interna e che conserva in perfette condizioni gli imponenti attrezzi del mestiere.

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Corpo in chetosi metabolica: cosa accade e perché funziona?

Il processo innescato dalla chetosi consente all’organismo di perdere peso in pochi giorni e di mantenere la nuova forma fisica. Trattandosi di una risposta metabolica fisiologica messa in atto dal corpo quando viene sottoposto a particolari condizioni che a breve verranno approfondite, si consiglia di farsi seguire da un nutrizionista o un dietologo durante le fasi e di procedere sempre rimanendo sotto controllo medico. Se il corpo rimane in chetosi troppo a lungo, potrebbe essere dannoso e tossico per l’organismo.

Come funziona e come avviene la chetosi

Il fondamento del raggiungimento della chetosi si basa su una dieta rigidamente priva di carboidrati, o distribuiti in piccolissime percentuali (inferiori al 5% del fabbisogno energetico giornaliero, che corrisponde a 20-50 grammi). Il loro basso apporto nell’organismo causa l’aumento della circolazione dei corpi chetonici (o chetoni) nel sangue, ossia il beta-idrossibutirrato, l’acetoacetato e l’acetone. Si tratta di residui metabolici della produzione energetica che vengono sintetizzati dal fegato, con il processo della beta-ossidazione degli acidi grassi, quelli, cioè, che servono alla circolazione sanguigna, e che smaltiscono i depositi di grasso del tessuto adiposo in eccesso.

Ne consegue che gli acidi grassi (immagazzinati in forma di trigliceridi nelle cellule adipose) sono i lipidi di cui si nutre l’organismo per produrre energia, dal momento che non trova glucosio disponibile (accumulato nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno) a causa dell’apporto ipocalorico necessario alla dieta chetogenica. Pertanto, l’organismo deve necessariamente ripiegare sui grassi per attingere ad una fonte energetica diversa da quella dei carboidrati, e necessaria per la sopravvivenza cellulare.

A questo punto, la chetosi è in atto e l’organismo smaltisce la massa grassa, eliminando velocemente il peso in eccesso. I corpi chetonici, inoltre, prodotti a livelli elevati e indesiderati rispetto alla norma durante il regime alimentare chetogenico, causano l’abbassamento del pH sanguigno, ossia la chetosi.

Se la chetosi metabolica funziona e raggiunge lo scopo prefissato della diminuzione di peso, è perché avviene un aumento dei livelli degli acidi grassi, i quali, interagendo con l’ipotalamo, comunicano al corpo un segnale di sazietà: viene ridotto l’ormone cerebrale della fame a favore del mantenimento della risposta della colecistochinina, che stimola l’ormone della sazietà. Inoltre, la produzione dei corpi chetonici modera lo stimolo dell’appetito in conseguenza al loro effetto anoressizzante.

Capire di essere in chetosi è semplice grazie a dei segnali inequivocabili: la bocca è spesso asciutta e si ha la sensazione di avere molta sete, dunque aumenta la diuresi (ma il motivo è attribuibile anche alla filtrazione di acetoacetato), l’alito o il sudore sono acetonici, a causa della presenza di acetone, la sensazione di fame è ridotta, si percepisce spossatezza e debolezza per via del normale calo delle energie in conseguenza del cambio di metabolismo.

Si consiglia di eseguire dei test dell’urina, del sangue o del respiro per diagnosticare il raggiungimento dello stato di chetosi.

Dieta chetogenica: caratteristiche principali

Chi segue una dieta chetogenica, dunque, non percepisce un grande senso di appetito, anche grazie ai corpi chetonici, che apportano la giusta quantità di energia nonostante l’assenza di glucosio. In una condizione regolare, la loro produzione avviene in piccolissime quantità, e vengono smaltiti con le urine e la ventilazione polmonare.

Lo schema nutrizionale ipocalorico della keto diet, quindi, oltre al basso apporto di calorie e carboidrati, si basa sull’alto contenuto di proteine e di lipidi, che migliorano la lipolisi e l’ossidazione lipidica cellulare.

Più il corpo brucia i grassi del tessuto adiposo, consumandoli e raggiungendo il dimagrimento senza incidere sulla riduzione della massa muscolare, prima l’organismo si alimenta con il consumo energetico dei grassi e raggiunge la chetosi.

È questo il principio alla base della dieta chetogenica: la disponibilità di carboidrati viene limitata per costringere il corpo ad utilizzare i grassi come fonte d’energia principale.

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Dimagrire con la chetosi metabolica: pro e contro

Vantaggi della chetosi

Iniziare a seguire un regime alimentare basato sulla dieta chetogenica e costantemente monitorato dal medico, genera dei vantaggi all’organismo sotto vari aspetti.

Oltre al già trattato effetto anoressizzante, il dimagrimento può essere ottimizzato dalla riduzione dell’apporto calorico totale giornaliero nell’organismo e dal mantenimento costante dei livelli di glicemia e insulinemia nel sangue.

Se il consumo di grassi è propedeutico allo scopo energetico, non si forma massa grassa né si intralcia il lavoro del metabolismo.

Esistono in commercio anche degli integratori utili al mantenimento della forma fisica raggiunta, da assumere in associazione alla dieta chetogenica, come l’integratore Dima 10G prodotto da Farcomed, per un minimo di 10 giorni e un massimo di 21.

La dieta chetogenica viene consigliata anche contrastare i sintomi dell’epilessia infantile (nei casi in cui non risponda alla terapia farmacologica) e delle condizioni di obesità grave dovuta ad alcune patologie metaboliche.

Svantaggi della chetosi

Ma il raggiungimento dello stato di chetosi metabolica può comportare anche degli effetti collaterali, ritenuti svantaggiosi per il normale funzionamento dell’organismo, dovuti soprattutto agli elevati livelli di corpi chetonici nel sangue.

Espellere i corpi chetonici e le scorie azotate causa l’aumento della filtrazione renale e della diuresi, responsabili della possibile disidratazione; inoltre, per i reni si verifica un aumento del carico di lavoro che può risultargli tossico.

L’eliminazione quasi totale di zuccheri e carboidrati complessi dall’alimentazione può manifestarsi in ipoglicemia e ipotensione; è, infatti, una dieta sbilanciata che riduce l’assunzione di importanti nutrienti.

Questo regime alimentare è anche molto ferreo e l’organismo potrebbe non riuscire ad adattarsi facilmente, causando episodi di nausea, vertigini, mal di testa, affaticamento, irritabilità, fino ai più gravi e possibili casi di svenimento, crampi muscolari, stipsi e aumento delle palpitazioni cardiache.

Infine, è sconsigliata per i soggetti che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, per i diabetici di tipo I, per le donne in gravidanza e allattamento, per chi soffre di patologie epatiche o renali.

Punta della Suina nominata tra le spiagge più belle d’Italia

Un angolo di paradiso chiamato Punta della Suina

Quando parliamo di Salento, la prima cosa che ci viene in mente sono le sue spiagge caraibiche che non hanno davvero nulla da invidiare ad altre località conosciute a livello mondiale.

Un riconoscimento della straordinaria bellezza di una spiaggia del Salento che ha acquistato nel tempo sempre maggiore peculiarità è andato a Punta della Suina.

Il celebre giornale The Guardian ha infatti stilato una lista con le 40 spiagge più belle d’Europa.

Non si tratta di una classifica, ma appunto di una lista che enumera quelle che a detta dei travel writers del giornale sono le migliori tappe per gli amanti del bel mare. Questi hanno dovuto esprimere un parere tra migliaia di opzioni diverse, tra località sparse in tutta Europa, tra cui in Spagna, in Irlanda, in Francia ed in Portogallo.

Ma cosa ha colpito di più questi particolari giurati della spiaggia di Punta della Suina?

Cosa la rende unica?

La sabbia bianca e soffice, una scogliera che si insinua nell’acqua per formare una penisola in mezzo al mare dove le persone sono solite prendere il sole. Questa dà origine ad una piccola baia con l’acqua che offre dei risvolti cromatici estremamente accattivanti.

Lo scenario offerto dalla vegetazione che cresce a ridosso della spiaggia contribuisce ad accrescerne il fascino. Ricordiamo infatti che essa si trova in una riserva naturale, una porzione di macchia mediterranea che cresce lungo il mare conosciuta come Punta Pizzo.

Parliamo di un posto unico nel suo genere, dalla conformazione diversa rispetto a qualsiasi altra spiaggia. È apprezzato anche il fatto che fino a questo momento non sia stato preso d’assalto da infrastrutture ricettive che ne deturperebbero le peculiarità. Sulla spiaggia sono presenti solamente due bar.

Dove si trova

Punta della Suina si trova in una zona particolarmente apprezzata del Salento. Basti pensare che è a circa 10 km a Sud di Gallipoli, la vera regina dello Jonio. Gallipoli, con la parte vecchia della città che affiora dal mare, è una bellissima città, da visitare durante tutto l’anno, per ammirare le sue antiche e gloriose architetture barocche o per passeggiare tranquillamente tra le sue vie piene di negozi di souvenirs.

Per dare inizio alle proprie vacanze, molti turisti, si affidano ormai a tour operator della zona come per la ricerca della soluzione più adatta alle proprie esigenze. Grazie a cataloghi molto ampi è possibile scegliere tra diversi immobili sparsi tra tante località, come le case vacanze a Gallipoli di Lupaie Vacanze.

Su questa piattaforma si possono infatti trovare facilmente alloggi adatti praticamente a chiunque: case vacanza, villette sul mare, abitazioni tipiche, residence, etc.

Non lontana da Punta della Suina troviamo un’altra delle spiagge più conosciute del Salento, quella di Marina di Pescoluse. Se viene definita le Maldive del Salento ci sarà anche un motivo.

Il Guardian ha premiato anche altre spiagge Italiane, com’era giusto che fosse. In totale, le località italiane riconosciute tra le più belle zone di mare d’Europa sono state 5. Oltre a Punta della Suina appaiono quella di San Michele nelle Marche, di Sa Colonia in Sardegna, Calamosche in Sicilia e di Sperlonga nel Lazio.

Sonno, sogni e alimentazione: quale rapporto?

Sebbene gli scienziati non siano ancora sicuri della relazione tra i sogni e il mangiare prima di coricarsi, è chiaro che mangiare prima di coricarsi può causare problemi di sonno. Dovresti in particolare evitare pasti pesanti, cibi piccanti e tutto ciò che può creare indigestione, iniziando circa due o tre ore prima di andare a dormire.

Mentre dormi, il tuo cervello continua ad essere attivo. I tuoi cicli del sonno hanno un totale di cinque fasi: da 1 a 4 e il sonno REM. Il tuo cervello può produrre alcune immagini visive nella fase 1, ma essere in REM (movimento rapido degli occhi) è il momento del sonno in cui si verificano la maggior parte dei sogni. Fa effetto pensare che gran parte delle credenze popolari e della letteratura prodotta nei secoli (le citazioni sui sogni costituiscono una parte importante del mondo delle frasi celebri) sia legata a questa fase, vero?

Continuando con gli altri stadi, secondo il National Institute of Neurological Disorders and Stroke, gli stadi da 2 a 4 sono più profondi, con onde cerebrali più lente. Il sonno è influenzato dai segnali dei neurotrasmettitori nel cervello, quindi tutto ciò che influisce sulla chimica del cervello, inclusi cibo, farmaci e sostanze che creano dipendenza come la nicotina, può influenzare il sonno REM, che a sua volta influenza il sogno.

Sonno e cibo: quale relazione

Mangiare prima di coricarsi può aumentare il metabolismo e aumentare l’attività notturna del cervello, portando a sogni e incubi. Alcune sostanze come l’alcol e la nicotina provocano un sonno più leggero e impediscono il sonno REM, che diminuisce il sogno. Tuttavia, alcuni alimenti possono aumentare il sonno REM che accresce il sogno.

Sfortunatamente, la causa esatta dei sogni durante il sonno REM è sconosciuta. Ha origine nei segnali nella corteccia cerebrale, un’area del cervello che si occupa dell’apprendimento e dell’organizzazione delle informazioni. Alcuni eminenti scienziati credono che sia il tentativo del tuo cervello di interpretare questi segnali casuali.

Di recente, uno studio condotto dall’Università della Tasmania in Australia ha scoperto che la vecchia storia secondo cui i cibi piccanti fanno sognare è probabilmente falsa, e che è vero il contrario. Secondo il New York Times, in questo studio, un gruppo di uomini ha mangiato cibi piccanti appena prima di andare a letto alcune sere e cibo insipido in altre sere.

Dopo che hanno mangiato degli alimenti piccanti, i soggetti in questo caso hanno impiegato un maggiore tempo ad addormentarsi e allo stesso tempo sono rimasti molto di più nel sonno profondo. Quindi, mentre i cibi piccanti possono interrompere il tuo sonno, probabilmente non ti causeranno degli incubi.

Mangiare prima di coricarsi inoltre può aumentare il bruciore di stomaco, una condizione in cui l’acido dello stomaco fuoriesce dallo stomaco nell’esofago. Questo può portare a sensazioni di bruciore e dolore al petto, interrompendo il sonno.

Secondo il National Digestive Diseases Information Clearinghouse, mangiare prima di dormire può anche peggiorare la sindrome del vomito ciclico, in cui gli individui sperimentano episodi di nausea e vomito.

5 consigli per dormire bene la notte

Vediamo di seguito alcuni consigli per riuscire a dormire bene la notte:

  • Organizza la tua stanza: mantienila sempre a una temperatura stabile e piacevole. Mantieni la stanza ariosa durante il giorno e buia di notte.
  • Stabilire orari: proporre un ritmo del sonno, dormire e svegliarsi, rispettando il proprio ritmo biologico. Cerca di andare a letto alla stessa ora tutte le sere, in modo che il tuo corpo possa adattarsi meglio a questa routine.
  • Mangiare pasti leggeri: non mangiare cibi e pasti molto pesanti durante la notte. Frutta e panini leggeri vanno benissimo, perché, oltre a essere salutari, non lasceranno lo stomaco sovraccarico a riposo.
  • Avere pensieri positivi: evita di pensare a tutto ciò che è andato storto durante il giorno, ma concentrati su pensieri piacevoli per un sonno tranquillo e di qualità.
  • Leggi un libro: le buone storie possono aiutare a migliorare i pensieri, soprattutto l’immaginazione. Cerchiamo qualcosa per rilassare la mente prima di andare a letto.

I 3 piatti più buoni della cucina toscana tradizionale

La gente di tutto il mondo viene in Italia per un motivo: è la terra del grande cibo e del vino.

Ma quali sono i migliori piatti della cucina toscana? Questo post esplorerà i piatti tradizionali che devi semplicemente provare durante il tuo viaggio in Toscana.

La Ribollita

La ribollita è una famosa zuppa toscana, e come tale è un piatto tipico della cucina regionale. Si prepara con pane e verdure.

Il nome ribollita deriva dal fatto che, tradizionalmente questa zuppa veniva cucinata e poi riscaldata il giorno dopo.

La storia di questa zuppa è molto lunga; le prime tracce risalgono al Medioevo (1300 circa) quando veniva preparata da operai o contadini che cucinavano le verdure avanzate in un piatto di terracotta chiamato scodella, insieme ad alcuni pezzi di pane raffermo.

All’epoca non esistevano ricette come le conosciamo oggi: ogni famiglia aveva la propria versione in base alla disponibilità dei prodotti della propria terra e degli ingredienti stagionali.

Gli ingredienti essenziali sono sempre stati pane, fagioli, olio d’oliva, verdure di stagione, erbe e legumi.

Il sedano e la cipolla devono essere bene tritati, magari con l’ausilio di un buon tritatutto come quelli che trovi su tritatuttoclick.com.

La Pappa al pomodoro

La pappa al pomodoro è un altro piatto tipico toscano. Il suo nome significa “zuppa di pomodoro” in italiano, anche se è più simile a una zuppa densa che a una liquida.

La salsa di pomodoro è il suo ingrediente principale, ma ci sono anche altri ingredienti: pane toscano raffermo per dare corpo e consistenza al piatto (la consistenza del prodotto finale dipende dalla quantità e dalla qualità del pane usato), aglio, basilico e olio extravergine di oliva.

Si può anche aggiungere del brodo vegetale, ma questo ingrediente non è comunemente usato.

Il modo di preparare questo piatto non è cambiato molto da quando è stato inventato nel XVIII secolo e varia solo leggermente da una regione all’altra (per esempio a Firenze si aggiunge il parmigiano).

La pappa al pomodoro può essere servita a temperatura ambiente o calda.

Gli ingredienti vengono cotti insieme fino a diventare semi liquidi, poi lasciati riposare per diverse ore prima di essere serviti.

Il risultato è un piatto molto gustoso e confortante che può essere mangiato come antipasto o come piatto principale

La Panzanella

La Panzanella, è fatta con pane raffermo ammollato e spezzettato e pomodori crudi.

La panzanella viene consumata principalmente in estate, quando i pomodori sono al loro massimo splendore.

La panzanella, può anche includere cipolla rossa affettata, foglie di basilico e cetrioli.

Alcune varianti includono carote, sedano, finocchio, peperone, olive e a volte capperi.

Il pane usato per la panzanella è di solito una pagnotta toscana fatta solo con farina di grano e acqua (senza sale o altri agenti lievitanti).

Il pane dovrebbe essere vecchio di 1 o 2 giorni in modo che sia abbastanza raffermo da rompersi in cubetti senza cadere a pezzi.

Il pane fresco funziona altrettanto bene ma richiederà più tempo di ammollo; inoltre, non si romperà in cubetti ma diventerà molliccio.

Gli ingredienti del condimento possono variare, ma tipicamente includono olio d’oliva (preferibilmente olio toscano), aceto (l’aceto di dragoncello o l’aceto di vino bianco sono tipicamente usati), sale e pepe; altri ingredienti includono foglie di basilico fresco o foglie di menta fresca.

Il boom della telemedicina durante la pandemia: i numeri

Il Covid ha cambiato palesemente le nostre abitudini quotidiane e il nostro stile di vita, rendendo difficoltose anche quelle che erano semplici operazioni volte a soddisfare le necessità, come quelle relative alla salute. La continua comparsa di varianti del virus ha contemplato di continuo nuove misure restrittive e dall’oggi al domani è diventato complicato anche solo recarsi dal proprio medico curante. Già nella prima metà del 2020 si era registrato un dato di 50.000 telefonate giornaliere ai numeri verdi istituiti per un aiuto di tipo psicologico. Con lo sviluppo improvviso del Coronavirus, l’utilizzo delle piattaforme digitali sanitarie è diventato praticamente d’obbligo: se prima solo poco più del 10% dei pazienti ne faceva uso, oggi è il 30% della popolazione ad avvalersene.

Gli stessi specialisti si stanno adeguando ai consulti a distanza e, come ha indicato di recente il Politecnico di Milano, ad oggi 6 medici su 10 si sarebbero detti favorevoli al telemonitoraggio. Le televisite hanno subito un incremento di oltre il 100% in questi due anni. In Italia molti pazienti hanno dichiarato di ritenersi più consapevoli in merito alle proprie patologie da quando si affidano alle applicazioni digitali per la salute, che spaziano da quelle incentrate sullo stile di vita a quelle che fungono da promemoria per assumere i medicinali, ma non mancano software utili per inquadrare anche i parametri clinici.

Depressione e problemi psicologici dovuti all’isolamento

Il distanziamento sociale e le misure di contenimento hanno inciso soprattutto sulla condizione psicofisica di chi soffriva già di ansia o insicurezza. Dal 2020 ad oggi si sono verificati dunque numerosi casi di depressione in tutto il mondo. Anche se più raramente, alcune reminiscenze hanno generato in qualche soggetto uno stato depressivo originale, nonostante non ci fosse mai stato uno storico di episodi passati. Il dato relativo al disturbo di ansia e depressione è cresciuto rapidamente del 25% a livello globale, interessando in particolare le donne.

A marzo del 2020, quando scoppiò di fatto la pandemia, la paura per il Coronavirus era del 65% tra gli italiani e verso il mese di aprile era già all’80%. I timori erano legati anche ad una recessione economica e nei quadri più critici c’era chi viveva la situazione come se immerso in un conflitto bellico, col dubbio che avrebbe dovuto vivere di stenti per anni. La Società Psicoanalitica Italiana decise così di attivare un servizio di ascolto e consulenza a distanza, sulla falsariga di quanto accaduto anche in Cina, dove 150 psicoterapeuti si collegavano ogni giorno con le strutture ospedaliere quando la curva del contagio era seriamente preoccupante. Oggi, in Italia trovare uno psicologo online per una consulenza su skype o zoom è diventato più immediato. Insonnia, disturbi alimentari, irritabilità e claustrofobia si sono rivelati i primi sintomi di uno stato depressivo, nell’impossibilità di distrarsi e di rivolgere il proprio pensiero al di là della situazione pandemica. Nei soggetti più deboli si sono verificate così anche banali crisi di coppia. Lo scenario si è allargato in maniera talmente evidente che di recente è stato istituito anche il bonus psicologo. Ad ogni buon conto, quando il Covid era ancora sconosciuto la telemedicina rappresentava già un settore importante in ambito sanitario e durante l’emergenza ha avuto modo di potenziare ulteriormente i propri sistemi, con la promessa che anche una volta che la pandemia sarà totalmente scongiurata sarà possibile usufruire dei servizi sanitari impellenti a distanza.

Il latte fa bene?

Il latte e i suoi derivati costituiscono una parte importante della dieta nei paesi occidentali. In generale è un alimento considerato salutare, soprattutto per il suo contenuto di calcio. In teoria, un maggiore apporto di calcio potrebbe favorire la mineralizzazione ossea e, quindi, ridurre il rischio di fratture in età avanzata.

Sulla base di ciò, diverse raccomandazioni dietetiche occidentali, comprese quelle negli Stati Uniti, indicano l’assunzione di latte e latticini in quantità fino a cinque volte superiori a quelle effettivamente consumate su base giornaliera. Inoltre, il latte (sostituito dall’acqua fredda nel caso degli intolleranti e gli allergici) può essere utilizzato per fare i gargarismi in caso di palato infiammato. Il latte, poi, non è fatto solo di calcio. Al contrario, ha una composizione complessa che include diversi nutrienti essenziali oltre a ormoni come IGF-1, progestinici, estrogeni e altri. Aumentare il consumo di un determinato alimento esclusivamente per uno dei suoi componenti può anche comportare alcuni rischi per la salute.

Il binomio latte e salute

Uno degli argomenti a favore dell’assunzione di latte è l’effetto sulla crescita. Il cibo sarebbe importante per i bambini per stimolare la crescita, e infatti la ricerca mostra che il consumo di latte durante l’infanzia si traduce in una maggiore altezza.

Per quanto riguarda gli effetti di una maggiore altezza, i risultati mostrano sia rischi che benefici. Mentre una maggiore statura è associata a un minor rischio di malattie cardiovascolari, è anche associata a un maggiore rischio di cancro e fratture dell’anca.

Quando si tratta di salute delle ossa e rischio di fratture, il latte non è all’altezza di alcune aspettative e previsioni. Molte ricerche mostrano che mentre l’assunzione di calcio contribuisce alla mineralizzazione delle ossa, questo effetto svanisce rapidamente quando l’integrazione di calcio viene interrotta.

Un altro campo pieno di speculazioni sul latte è la sindrome metabolica. Per molto tempo il latte è stato promosso come alimento protettivo contro l’obesità. Di tutti i suoi derivati, lo yogurt è l’unico che è stato associato a un peso inferiore nella ricerca. Questo effetto deriva probabilmente dalla natura probiotica di questo alimento, alterando il microbiota intestinale in modo da favorire il dimagrimento.

È stato anche suggerito che il latte potrebbe aiutare nel controllo dell’ipertensione arteriosa sistemica, nel profilo lipidico e anche nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Questa associazione deriva probabilmente dall’inclusione del cibo e dei suoi derivati ​​nella dieta DASH, nota come intervento dietetico con buona efficacia per ridurre la pressione sanguigna. Il rapporto tra consumo di latte e derivati ​​e l’incidenza del cancro è un altro argomento molto discusso ei risultati non sono così soddisfacenti.

Arriviamo alle conclusioni

Il latte e i suoi derivati ​​sono alimenti ricchi di macro e micronutrienti e possono certamente contribuire all’alimentazione umana. Tuttavia, tutti i nutrienti in questione possono essere ottenuti da altre fonti alimentari, fatto che sottolinea quanto i latticini non siano veramente essenziali.

Ci rendiamo conto che il latte non ha benefici evidenti in alcun aspetto specifico della salute e può persino aumentare il rischio di alcune malattie come il cancro se consumato in eccesso. Allo stesso tempo, vale anche la pena ricordare che la ricerca in nutrizione spesso analizza gli alimenti in confronto tra loro, il che rende praticamente impossibile caratterizzare l’uno o l’altro come ottimo o pessimo.

Per quanto riguarda la prescrizione dietetica e nutrizionale, i benefici del latte dipenderanno dalla qualità generale di ogni specifico paziente. Nelle popolazioni con un buon apporto nutrizionale e una dieta variata, il latte è poco necessario ed è possibile compensare i suoi principali vantaggi nutrizionali (calcio e vitamina D) con altri alimenti (per il calcio) e integratori (nel caso della vitamina D). Nelle popolazioni che hanno meno accesso a una dieta variata, invece, il latte può essere un ottimo alleato per integrare i bisogni nutrizionali.

Quali sono le diete più conosciute al mondo?

Perché esistono le diete

La ricerca di una dieta è spesso correlata al desiderio di perdere peso o di sentirsi più in forma. Sul web circolano tantissime proposte di diete che apporterebbero risultati miracolosi in pochissimo tempo. Spesso si tratta di diete che possono apportare un reale calo del peso anche in poco tempo. I nutrizionisti in generale comunque sconsigliano categoricamente di prendere iniziative in questo senso, visto il rischio reale di causare delle carenze nutritive dannose per la nostra salute. Ecco perché si rivela sempre necessario consultare un medico specialista che possa guidarci in questo percorso alimentare. Ricordiamo infatti che la dieta è un trattamento medico, e pertanto sarebbe opportuno che a prescriverla sia un medico.

Andiamo a vedere quali sono le diete più efficaci e sicure riconosciute anche dalla comunità scientifica.

La dieta mediterranea

Tipica dei paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo, questa dieta molto varia prevede un consumo equilibrato di carboidrati (55%), proteine (15-20%) e grassi (20-30%). Ritenuto uno dei regimi alimentari più salutare in assoluto è entrato a far parte del patrimonio immateriale dell’umanità nel 2010.

Digiuno intermittente e dieta Mima digiuno

La dieta del digiuno intermittente pone l’accento sui benefici del digiuno effettuato solamente in un determinato arco orario della giornata. In pratica prevede la possibilità di mangiare nell’arco di 8 ore e di non mangiare nulla per le seguenti 16 ore. In questo modo si influirebbe sul processo metabolico, che andrà a prediligere il consumo dei grassi. La dieta Mima viene conosciuta anche come dieta della longevità ed è stata messa a punto dal dottor Longo e dalla sua equipe di Los Angeles. Utilizzando il programma alimentare kit Mima digiuno, si possono applicare i principi e le ricerche più recenti nel campo della longevità e della salute. Il programma non solamente purifica l’organisma e promuove la riparazione cellulare, ma ottimizza il metabolismo e favorisce la perdita di peso.

La dieta dissociata

Il principio che sta alla base della dieta dissociata è piuttosto semplice. I mattoni fondamentali della nostra piramide alimentare (proteine, carboidrati e grassi) devono essere assunti separatamente. Se pertanto a pranzo decidiamo di mangiare la pasta o qualsiasi altro alimento a base di carboidrati, non potremo assumere anche uova o carne, che sono fonti di proteine.

La dieta paleolitica

Si è guardato con interesse anche ai nostri antenati per ricavare una dieta che è ancora sotto osservazione per valutarne i reali benefeci e gli eventuali rischi. In pratica prevede l’assunzione di cibi semplici e non elaborati, solitamente cotti alla griglia o bolliti. Cerca di eliminare tutti gli alimenti trattati o che si ottengono mediante trasformazione alimentare: latticini, formaggi, derivati di cereali, etc. Questi cibi infatti non erano accessibili all’uomo preistorico. E’ previsto un ampio utilizzo di frutta e verdura, soprattutto cruda, associata all’assunzione di bacche, semi ed altri alimenti semplici ricchi di fibre.

Queste che abbiamo elencato sono solamente alcune delle diete principali più utilizzate e che possono portare risultati visibili a chi le segue attentamente. Lasciarsi seguire da un medico è comunque fondamentale perché questi andrà a valutare il nostro personale stato di salute, evitando così di correre inutili rischi.

Perché i bambini piccoli hanno bisogno di alimenti specifici per l’infanzia?

La cura che richiede un bambino piccolo

Un bambino piccolo richiede moltissime cure ed attenzioni. Un fattore che gioca un ruolo fondamentale nella sua crescita e nel mantenimento di un buono stato di salute è l’alimentazione. Per questo motivo esistono gli alimenti specifici per l’infanzia, che tengono conto dell’età e dello sviluppo del bambino. Ricordiamo quanto sia importante comunque farsi seguire da un pediatra o contattarlo nel caso in cui abbiamo il dubbio che nostro figlio non mangi a sufficienza o sia sottopeso.

Ma quali sono i motivi che dovrebbero farci propendere per l’utilizzo dei cibi per l’infanzia?

Età diverse, fabbisogno diverso

In realtà le motivazioni sono diverse. Una delle principali è che il nostro piccolo ha dei fabbisogni diversi dai nostri. Si trova in una fase di veloce sviluppo e richiede pertanto una maggiore concentrazione di sostanze nutritive ed in particolare di alcuni elementi. Basti pensare che richiede una quantità di 3 o 4 volte maggiore di elementi come il calcio ed il ferro rispetto al fabbisogno di un adulto.

Assenza di additivi e sostanze potenzialmente nocive

Gli alimenti comunemente utilizzati dagli adulti possono contenere degli additivi potenzialmente pericolosi per i più piccoli, additivi che non sono presenti nei pasti dedicati ai più piccoli. Bisogna dire che le aziende che lavorano nel settore dedicato ai bambini non sono tutte uguali. Alcune offrono un grado di attenzione ai particolari ancora maggiore. Una di queste è la Hipp, che produce articoli interamente biologici non solo per i bambini ma anche per il benessere delle donne in gravidanza e delle neomamme. Non è un caso che molte farmacie abbiano deciso di puntare sulla vendita Hipp e dei suoi prodotti.

Facilitano l’assimilazione e sono più sicuri

I bambini non riescono a masticare bene, cosa che potrebbe incidere negativamente sulla loro capacità di assimilazione. Anche in questo caso ci vengono in aiuto i prodotti per l’infanzia, che si presentano con una consistenza ed una pezzatura adatta a tutte le fasce d’età.

Un altro problema è che i più piccoli hanno una maggiore sensibilità allo sviluppo di infezioni. Un prodotto contaminato potrebbe avere effetti anche piuttosto gravi già su un adulto che ha un sistema immunitario in buono stato, figuriamoci su un bambino in tenera età.

Con un’attenta selezione e grazie ad una tabella alimentare fornitaci dal pediatra potremo essere sicuri di fornire al nostro bambino tutti gli elementi nutrizionali per uno sviluppo corretto. Una distinzione da non sottovalutare riguarda anche la maggiore presenza di sale e di zucchero nei cibi per adulti.

Ideati per stimolare l’appetito

Sappiamo inoltre quanto sia difficile far mangiare a nostro figlio qualcosa che proprio non gli piace. Il problema è che sono proprio gli alimenti con un gusto che piace di meno ad avere un ruolo di primo piano nella piramide alimentare.

Gli alimenti specifici per bambini sono fatti in modo da stimolare la voglia di mangiare, avendo delle forme, un confezionamento ed un impatto visivo studiato ad hoc per farsi mangiare con piacere.

 

Logorrea cos’è?

Cos’è la logorrea? La logorrea è quando si parla in eccesso. Il soggetto affetto da questa patologia parla senza fermarsi, esprime rapidamente le sue parole con una verbosità che non ha freni.

Logorrea cos’è? È una patologia?

La logorrea prevede un grado di produzione delle parole eccessivo. Questo potrebbe essere considerato alla stregua di un disturbo anche se ancora oggi non vede una chiara definizione.

Secondo una ricerca che ha visto convolti 60 soggetti tra i 20 e gli 80 anni, quantificando cinque discorsi nei pazienti logorroici è stato verificato come fossero tutti dotati di un alto livello d’istruzione e affetti da una degenerazione frontotemporale. Questa patologia dunque potrebbe portare a manifestare stati di eccessivo eccitamento, umore molto esuberante e iperattività. Quindi da un punto di vista patologico la logorrea può associarsi a disturbi di tipo neurologico o psichiatrico.

La logorrea può essere accompagnata anche da un’accelerazione del proprio pensiero. Il soggetto dunque pronuncia delle frasi che sono organizzate su lunghi periodi che in alcune occasioni sono sconnessi e incoerenti. In quanto, il soggetto logorroico viene distratto anche molto spesso dalle sollecitazioni esterne, e quindi possono sovvenire persino discorsi deliranti.

Le principali cause della logorrea

La logorrea in genere è un segno della mania o della crisi maniacale, questa può essere associata alla psicosi di tipo maniaco-depressiva o al disturbo bipolare. Le principali cause della logorrea si possono riscontrare anche in alcune forme della schizofrenia e della ciclotimia.

La logorrea si associa anche ad altre cause come ad esempio l’afasia di Wernicke, una patologia che colpisce l’apparato neurologico che si traduce anche in una perdita del senso delle parole e della comprensione del linguaggio. Il paziente che soffre di questa patologia di solito storpia le frasi oppure ne confonde il loro utilizzo. Questa patologia potrebbe derivare anche da delle lesioni celebrali localizzate, come in caso di tumori, processi degenerativi e infettivi, ischemie o emorragie celebrali.

La logorrea può essere causata anche da altre patologie(puoi approfondire su https://medicinasiena.it/ ). Ad esempio, si nota spesso in coloro che hanno fatto uso di sostanze che stimolano la psiche oppure in caso di stato d’ebrezza. Essa in genere, può essere causata anche da disturbi neurologici e psichiatrici come succede nei disturbi d’ansia, nelle demenze, nella depressione e nel disturbo schizo affettivo.

La logorrea infine, può essere dovuta all’eccessivo impiego di sostanze stupefacenti e di alcol.

Come combattere la logorrea

Come combattere la logorrea? Non è affatto semplice aiutare le persone che sono affette da questa “patologia”. Infatti, spesso anche se si cerca di fermare il monologo in cui è impegnato il logorroico non si riesce a bloccare il flusso di parole. Alcuni studi suggeriscono di usare la psicologia, quindi lasciare sola la persona logorroica nel momento in cui parla in eccesso. In questo modo, si può rendere conto che non c’è più nessuno disposto ad ascoltare i suoi discorsi. Questa però non è una strategia che si può adottare sempre. Se l’essere logorroici è un problema serio la cosa migliore è affidarsi ad uno psicologo oppure a uno specialista.

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