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Corpo in chetosi metabolica: cosa accade e perché funziona?

Il processo innescato dalla chetosi consente all’organismo di perdere peso in pochi giorni e di mantenere la nuova forma fisica. Trattandosi di una risposta metabolica fisiologica messa in atto dal corpo quando viene sottoposto a particolari condizioni che a breve verranno approfondite, si consiglia di farsi seguire da un nutrizionista o un dietologo durante le fasi e di procedere sempre rimanendo sotto controllo medico. Se il corpo rimane in chetosi troppo a lungo, potrebbe essere dannoso e tossico per l’organismo.

Come funziona e come avviene la chetosi

Il fondamento del raggiungimento della chetosi si basa su una dieta rigidamente priva di carboidrati, o distribuiti in piccolissime percentuali (inferiori al 5% del fabbisogno energetico giornaliero, che corrisponde a 20-50 grammi). Il loro basso apporto nell’organismo causa l’aumento della circolazione dei corpi chetonici (o chetoni) nel sangue, ossia il beta-idrossibutirrato, l’acetoacetato e l’acetone. Si tratta di residui metabolici della produzione energetica che vengono sintetizzati dal fegato, con il processo della beta-ossidazione degli acidi grassi, quelli, cioè, che servono alla circolazione sanguigna, e che smaltiscono i depositi di grasso del tessuto adiposo in eccesso.

Ne consegue che gli acidi grassi (immagazzinati in forma di trigliceridi nelle cellule adipose) sono i lipidi di cui si nutre l’organismo per produrre energia, dal momento che non trova glucosio disponibile (accumulato nel fegato e nei muscoli sotto forma di glicogeno) a causa dell’apporto ipocalorico necessario alla dieta chetogenica. Pertanto, l’organismo deve necessariamente ripiegare sui grassi per attingere ad una fonte energetica diversa da quella dei carboidrati, e necessaria per la sopravvivenza cellulare.

A questo punto, la chetosi è in atto e l’organismo smaltisce la massa grassa, eliminando velocemente il peso in eccesso. I corpi chetonici, inoltre, prodotti a livelli elevati e indesiderati rispetto alla norma durante il regime alimentare chetogenico, causano l’abbassamento del pH sanguigno, ossia la chetosi.

Se la chetosi metabolica funziona e raggiunge lo scopo prefissato della diminuzione di peso, è perché avviene un aumento dei livelli degli acidi grassi, i quali, interagendo con l’ipotalamo, comunicano al corpo un segnale di sazietà: viene ridotto l’ormone cerebrale della fame a favore del mantenimento della risposta della colecistochinina, che stimola l’ormone della sazietà. Inoltre, la produzione dei corpi chetonici modera lo stimolo dell’appetito in conseguenza al loro effetto anoressizzante.

Capire di essere in chetosi è semplice grazie a dei segnali inequivocabili: la bocca è spesso asciutta e si ha la sensazione di avere molta sete, dunque aumenta la diuresi (ma il motivo è attribuibile anche alla filtrazione di acetoacetato), l’alito o il sudore sono acetonici, a causa della presenza di acetone, la sensazione di fame è ridotta, si percepisce spossatezza e debolezza per via del normale calo delle energie in conseguenza del cambio di metabolismo.

Si consiglia di eseguire dei test dell’urina, del sangue o del respiro per diagnosticare il raggiungimento dello stato di chetosi.

Dieta chetogenica: caratteristiche principali

Chi segue una dieta chetogenica, dunque, non percepisce un grande senso di appetito, anche grazie ai corpi chetonici, che apportano la giusta quantità di energia nonostante l’assenza di glucosio. In una condizione regolare, la loro produzione avviene in piccolissime quantità, e vengono smaltiti con le urine e la ventilazione polmonare.

Lo schema nutrizionale ipocalorico della keto diet, quindi, oltre al basso apporto di calorie e carboidrati, si basa sull’alto contenuto di proteine e di lipidi, che migliorano la lipolisi e l’ossidazione lipidica cellulare.

Più il corpo brucia i grassi del tessuto adiposo, consumandoli e raggiungendo il dimagrimento senza incidere sulla riduzione della massa muscolare, prima l’organismo si alimenta con il consumo energetico dei grassi e raggiunge la chetosi.

È questo il principio alla base della dieta chetogenica: la disponibilità di carboidrati viene limitata per costringere il corpo ad utilizzare i grassi come fonte d’energia principale.

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Dimagrire con la chetosi metabolica: pro e contro

Vantaggi della chetosi

Iniziare a seguire un regime alimentare basato sulla dieta chetogenica e costantemente monitorato dal medico, genera dei vantaggi all’organismo sotto vari aspetti.

Oltre al già trattato effetto anoressizzante, il dimagrimento può essere ottimizzato dalla riduzione dell’apporto calorico totale giornaliero nell’organismo e dal mantenimento costante dei livelli di glicemia e insulinemia nel sangue.

Se il consumo di grassi è propedeutico allo scopo energetico, non si forma massa grassa né si intralcia il lavoro del metabolismo.

Esistono in commercio anche degli integratori utili al mantenimento della forma fisica raggiunta, da assumere in associazione alla dieta chetogenica, come l’integratore Dima 10G prodotto da Farcomed, per un minimo di 10 giorni e un massimo di 21.

La dieta chetogenica viene consigliata anche contrastare i sintomi dell’epilessia infantile (nei casi in cui non risponda alla terapia farmacologica) e delle condizioni di obesità grave dovuta ad alcune patologie metaboliche.

Svantaggi della chetosi

Ma il raggiungimento dello stato di chetosi metabolica può comportare anche degli effetti collaterali, ritenuti svantaggiosi per il normale funzionamento dell’organismo, dovuti soprattutto agli elevati livelli di corpi chetonici nel sangue.

Espellere i corpi chetonici e le scorie azotate causa l’aumento della filtrazione renale e della diuresi, responsabili della possibile disidratazione; inoltre, per i reni si verifica un aumento del carico di lavoro che può risultargli tossico.

L’eliminazione quasi totale di zuccheri e carboidrati complessi dall’alimentazione può manifestarsi in ipoglicemia e ipotensione; è, infatti, una dieta sbilanciata che riduce l’assunzione di importanti nutrienti.

Questo regime alimentare è anche molto ferreo e l’organismo potrebbe non riuscire ad adattarsi facilmente, causando episodi di nausea, vertigini, mal di testa, affaticamento, irritabilità, fino ai più gravi e possibili casi di svenimento, crampi muscolari, stipsi e aumento delle palpitazioni cardiache.

Infine, è sconsigliata per i soggetti che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, per i diabetici di tipo I, per le donne in gravidanza e allattamento, per chi soffre di patologie epatiche o renali.

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Mantenersi in forma a casa: dieta, esercizi e integratori utili

Se ti alleni regolarmente e sei interessato a sapere come migliorare le tue abitudini alimentari per avere una migliore prestazione fisica, costruire più muscoli o recuperare più velocemente dai tuoi allenamenti, questo articolo è per te.

In questo articolo vogliamo parlarti di come mantenersi in forma a casa con dieta, esercizi fisici e integratori utili.

In alcuni periodi dell’anno per motivazione, tempistiche, stress e spesso lavori molto faticosi, fanno si che l’attività sportiva e la dieta siano davvero difficili da affrontare.

Siamo qui per te per aiutarti a capire come puoi fare per tornare in forma anche a casa.

Mangia in modo intelligente

Mangiare deve essere un atto ponderato e consapevole: seguire una dieta ti farà sentire molto meglio e ti aiuterà ad avere un ordine mentale.

Durante i pasti, dobbiamo concentrarci su gusti, sensazioni e ci prendiamo il nostro tempo! Mangiare di fretta non aiuta di certo. E’ importante ricercare il proprio equilibrio, ma allo stesso tempo costruirlo passo dopo passo. Ti consigliamo di consultare un nutrizionista in modo che possa aiutarti a costruire una scheda alimentare da seguire.

E’ bene concentrarsi sui cibi sani come: verdure crude e cotte, pochi carboidrati e grassi e con moderazione le proteine.

In questo modo, il tuo corpo trarrà beneficio da una vasta gamma di sostanze nutritive, vitamine, minerali, carboidrati, grassi, proteine e sarai quindi pieno: addio, spuntino!

Vogliamo darti un altro consiglio: poniti le domande giusto

Ecco, un desiderio di dolce! E se, prima di mettere il naso in frigo, ci ponessimo le domande giuste, solo per evitare le voglie? Si tratta di differenziare la fame dal semplice desiderio di mangiare.

Abbiamo fame perché ci sentiamo soli, tristi, che siamo annoiati? Se è così, la soluzione migliore è cambiare idea: leggiamo un libro, facciamo una telefonata a un/a ragazza/o, guardiamo un film. Tutto va bene per pensare a qualche altra cosa. E se, al contrario, siamo veramente affamati, ricadiamo su uno spuntino sano ed equilibrato, ad esempio: un frutto, una fetta di pane integrale con prosciutto o latticini a basso contenuto di grassi.

Fai un buon allenamento di fitness a casa

Per gli appassionati di fitness, non hai bisogno di molte attrezzature per avere la pancia piatta, dimagrire le gambe o tonificare i glutei. Per fare l’allenamento a casa, tutto ciò di cui hai bisogno è un tappetino da palestra, qualche peso, se è possibile anche una cyclette o un tapis roulant.

Ti consigliamo di contattare un personal trainer che possa preparare per te un allenamento ben strutturato. Questo ti permetterà di rimetterti in forma piano piano.

Per garantirti un’ottima integrazione anche dopo un allenamento di fitness intenso a casa, ti consigliamo una buona integrazione grazie agli integratori alimentari.

Ti consigliamo un multivitaminico in modo da avere una integrazione completa o integratori mirati in base alle tue necessità.

Conclusioni

Come hai avuto modo di leggere è possibile rimettersi in forma, seguire una dieta avere una buona integrazione alimentare e non è poi così complicato. Ti consigliamo di visitare il sito di Farmacia Cairoli il cui staff sarà pronto ad aiutarti a scegliere gli integratori alimentari più adatti a te da abbinare alla tua dieta e al tuo esercizio fisico.

Vogliamo però dirti che nel caso di problematiche specifiche del perdere peso è bene contattare il tuo medico di base e richiedere specifiche informazioni e consigli.

Diabete nei bambini, ecco perché il fegato grasso è decisamente pericoloso

I genitori dovrebbero prestare la massima attenzione a quello che mangiano i figli. Infatti, i bambini che presentano il fegato grasso possono contare su una probabilità praticamente oltre il doppio di affrontare il diabete in confronto agli altri bambini che seguono un regime alimentare decisamente più sano. L’allarme in questione è stato lanciato da parte di un gruppo di ricercatori che ha lavorato presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Al giorno d’oggi, ci sono tante soluzioni per tenere sotto controllo la dieta, anche quella dei propri bambini. Infatti, ci sono delle applicazioni che possono tornare decisamente utili per programmare tutti i pasti della settimana. Il boom di app e dei device mobili ha cambiato tantissimo le carte in tavola anche per quanto riguarda altri settori, come ad esempio il gioco online. Dopo aver dato un’occhiata a starcasino recensione, ci si può accorgere come l’offerta di giochi sul web sia sempre più ampia, accessibile ovviamente anche tramite il proprio smartphone o tablet.

Il diabete nei bambini si sviluppa più facilmente se soffrono già di fegato grasso

Lo studio, come detto, arriva direttamente dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, con cui hanno collaborato anche dei ricercatori dell’Università di Verona e dell’Università di Southampton. Infine, la ricerca ha trovato spazio sulla rivista scientifica “Journal of Epatology”.

Per chi non lo sapesse, il fegato grasso corrisponde ad una patologia, denominata anche steatosi epatica, che può colpire molto facilmente i bambini in età pediatrica. Nello specifico va ad attaccare tutti quelli che sono in stato di sovrappeso oppure sono obesi, mentre nel 3-12% dei casi va a colpire anche i bambini normopeso.

La causa di tale malattia deriva da un deposito eccessivo di trigliceridi all’interno delle cellule epatiche. Quindi, i grassi vanno ad accumularsi in una misura che va oltre il 5% e il fegato non riesce più a smaltirli come faceva in precedenza. Tra le motivazioni che favoriscono tale patologia troviamo sicuramente un ruolo primario svolto dalla genetica, ma anche da una dieta eccessivamente concentrata di grassi e da una storia familiarità con casi di obesità.

Non solo, visto che il fegato grasso può essere favorito dalla carenza di vitamina B12, dall’anemia oppure da alcuni trattamenti farmacologici particolari. Ebbene, secondo lo studio che è stato portato a termine da parte dell’istituto pediatrico romano, il gruppo di ricercatori, coordinato da Valerio Nobile, ha svolto delle analisi su oltre 700 bambini italiani, di cui 599 soffrivano di fegato grasso e 118 che non avevano tale patologia.

Lo studio e i risultati

La fase di studio è durata dal gennaio 2003 fino al mese di settembre dello scorso anno. Il gruppo di ricercatori è stato in grado di dimostrare che i bambini che soffrivano di steatosi epatica potevano contare su un pericolo maggiore di fare i conti con una situazione di prediabete e di diabete in confronto a tutti coloro che non avevano tale problema.

Nello specifico, dai risultati è emerso come il 20,6% dei bambini che avevano il fegato grasso poteva contare su una condizione di modificata tolleranza rispetto al glucosio, mentre il 19,8% di loro soffriva di prediabete, mentre lo 0,8% di loro era ad un passo dal soffrire di diabete a tutti gli effetti. Ecco spiegato il motivo per cui i medici hanno raccomandato a tutti i genitori di prestare la massima attenzione a quello che finisce in tavola, visto che è davvero molto semplice sviluppare la patologia della steatosi epatica e poi gli ulteriori rischi sono dietro l’angolo.

Obesità: dei batteri intestinali potrebbero essere la soluzione per combatterla

Ci sono dei batteri intestinali che, a quanto pare, riuscirebbero a contrastare in maniera abbastanza efficace l’obesità. Stiamo parlando di batteri che fanno parte della classe dei clostridia, che si trovano di default all’interno nel nostro microbioma. Ebbene, negli esperimenti che sono stati portati avanti sui topi, pare proprio che la somministrazione di tali batteri garantisca un’azione di prevenzione rispetto all’obesità.

Al giorno d’oggi l’obesità viene sempre più combattuta anche mediante la tecnologia: ci sono applicazioni su applicazioni che offrono la possibilità di tenere sotto controllo la propria dieta e gestire la propria alimentazione. La tecnologia sta rivoluzionando anche tanti altri settori, come ad esempio quello del gioco d’azzardo. Tanti casino italiani con paypal, ad esempio, sono stati letteralmente rivoluzionati dal boom di smartphone e tablet: il gioco online da mobile sta crescendo sempre di più nel corso degli ultimi anni e le prospettive sono estremamente rosee.

Nuova e importante ricerca sull’obesità

Il primo passo per affrontare in maniera efficace l’obesità è quello di seguire una dieta equilibrata, fare notevole attività fisica e avere delle abitudini di vita salutari. Certo, ma in certi casi tutte queste accortezze potrebbero non essere sufficienti: in futuro, un’alternativa potrebbe essere rappresentata dalla somministrazione di alcuni batteri intestinali.

Un gruppo di ricercatori che lavorano presso l’Università dello Utah, infatti, ha individuato un ceppo di batteri che, nei topi, sono in grado di garantire un’azione di prevenzione sia rispetto all’ingrassamento che all’obesità. Si tratta di batteri che si trovano naturalmente all’interno del microbioma intestinale umano.

La ricerca ha già trovato spazio sulla famosa rivista “Science”. Secondo il risultato di tale studio, all’interno dei batteri intestinali clostridia troviamo qualcosa come 20-30 specie diverse, spesso con effetti positivi rispetto a tale problematica. Quindi, la ricerca prevedeva che, determinati topi, obesi anche se stavano osservando una dieta equilibrata, avrebbero dovuto seguire una cura che prevedeva la somministrazione di tali batteri.

Ebbene, si è notato come tale scelta sia stata altamente positiva, favorendo la perdita di peso. Come è stato rivelato dal gruppo di ricerca, i clostridia hanno la capacità di svolgere un’attività di carattere preventivo rispetto all’incremento di peso. In poche parole, tali batteri riescono a fermare l’intestino nell’attività di assorbimento del grasso. Una sorta di vera e propria barriera naturale che blocca tale situazione.

Adesso, quindi, il passo successivo per il gruppo di ricerca, dopo aver trovato il gruppo di batteri che garantisce l’azione di prevenzione rispetto all’aumento di peso, è quello di capire come poter trovare uno sbocco terapeutico anche per gli uomini. Fino a questo momento, tra l’altro, ci si basava semplicemente sul fatto che esistesse una correlazione tra batteri intestinali e obesità.

Il ruolo del sistema immunitario

Insomma, vari studi avevano dimostrato fin qui come la composizione del microbioma dell’intestino fosse in grado di condizionare l’insorgere di malattie legate al metabolismo. Ebbene, fino a questo momento mancava proprio l’individuazione di tutti quelli anelli di congiunzione in tale processo.

Ciò che è fatto la differenza, come spesso accade, è stato lo studio del sistema immunitario. Delle cellule, denominate linfociti T helper follicolari, mettono a disposizione dei topi (nel caso dell’esperimento) una sorta di vera e propria barriera nei confronti dell’obesità, favorendo e stimolando la produzione di specifici anticorpi, che rappresentano una sorta di sentinelle nei confronti dell’aumento di peso. I topi che avevano un difetto di tali cellule immunitarie non erano in grado di produrre abbastanza anticorpi da poter contrastare efficacemente l’obesità.

Le cause dell’obesità e i rimedi davvero utili

L’obesità si verifica quando vi è un aumento del grasso corporeo che comporta un eccessivo aumento di peso o atrofia del tessuto adiposo e mette in pericolo la vita di un essere umano.

È considerata una malattia cronica che può comparire dall’infanzia e dall’adolescenza. Le diete basate su un eccesso di nutrienti, come grassi e carboidrati, nonché uno stile di vita sempre più sedentario, sono il terreno fertile per l’obesità, che sta diventando una vera e propria epidemia.
L’obesità è il disturbo metabolico clinico più comune negli esseri umani.

Nei Paesi industrializzati, le condizioni di vita attuali consentono un’alimentazione abbondante e variata a settori in crescita della popolazione, parallelamente all’aumento di uno stile votato alle comodità (auto, ascensori scale mobili, etc.); questo favorisce sempre di meno il movimento e fa sì che il numero di persone obese sia sempre più elevato.

Ci sono variazioni nella composizione corporea in base all’età, al sesso e all’attività fisica. Ad esempio, una persona di 25 anni ha il 15% del suo peso in grasso corporeo; mentre a 75 anni, mantenendo un peso simile, ha il 30% di grassi a causa di una diminuzione della massa muscolare magra.

Gli adipociti, presenti in più depositi di tessuto adiposo, sono atti a memorizzare in modo efficiente l’energia in eccesso sotto forma di trigliceridi e, se necessario, rilasciare questi depositi sotto forma di acidi grassi liberi che possono essere utilizzato dal corpo. Questo sistema fisiologico, regolato attraverso moti endocrini e nervosi, permette all’essere umano di sopravvivere in condizioni di fame, anche per diversi mesi. Tuttavia, quando i nutrienti sono abbondanti e lo stile di vita è sedentario, e con l’importante influenza della genetica, questo sistema incrementa i depositi energetici del tessuto adiposo, con conseguenze negative per la salute.

L’obesità, dunque, può essere definita come una sindrome clinica caratterizzata da un aumento della proporzione del tessuto adiposo in relazione al peso corporeo totale.

Le cause dell’obesità

La causa principale che produce l’obesità è uno squilibrio energetico tra le calorie acquisite e quelle che vengono bruciate, producendo un aumento di peso che, se non controllato nel tempo, può portare a questo problema.

In generale, ciò che è accaduto negli ultimi anni è che consumiamo cibi ipercalorici che sono ricchi di grassi; allo stesso tempo, l’attività fisica diminuisce a causa della forma sempre più sedentaria di molti tipi di lavoro e i mezzi di trasporto che ci fanno spostare sempre di meno a piedi ogni giorno.

Tuttavia, ci sono altre cause che possono predisporre una persona all’obesità, come la genetica, dal momento che esiste una relazione diretta tra la comparsa dell’obesità quando c’è una storia di obesità in famiglia.

Un’altra causa potrebbe essere il fattore socioeconomico, dato che un grado maggiore di obesità è osservato nelle classi più povere, dove non ci sono risorse per nutrirsi adeguatamente o tempo per eseguire l’attività fisica necessaria, oltre alla dieta corretta per perdere il peso in eccesso.

I rimedi utili contro l’obesità

Per combattere l’obesità, la prima cosa da fare è apportare delle modifiche all’alimentazione.

È indispensabile fare una visita medica o un consulto da parte di un dietologo o un nutrizionista. È essenziale consultare il proprio medico in merito a questo o ad altri trattamenti naturali, allo scopo di valutare possibili controindicazioni o incompatibilità.

In ogni caso, una delle chiavi per affrontare questo problema è seguire una dieta sana ed equilibrata, insieme alla pratica regolare dell’esercizio fisico.

È sempre bene fare almeno cinque pasti al giorno, ma consumando porzioni ridotte, per distribuire meglio l’apporto calorico nell’organismo. La dieta mediterranea è un buon esempio di regime alimentare da seguire, poiché prevede cibi a basso contenuto di grassi e molta frutta e verdura.

É anche bene che la persona che soffre di obesità limiti l’assunzione totale di grassi e zuccheri, aumentando piuttosto il consumo di frutta e verdura, legumi e cereali.

Anche il modo in cui viene cotto il cibo ha una certa influenza, quindi è meglio fare a meno fritti o stufati troppo grassi e scegliere di cucinare in modo sano; a tal proposito, svolgono un ruolo benefico gli alimenti grigliati, arrostiti o cotti al vapore, poiché si limitano le calorie assunte. Le bevande zuccherate, infine, costituiscono una fonte di zucchero del tutto inutile per il corpo, quindi è bene ridurne al minimo il consumo.

Ma per sconfiggere definitivamente l’obesità, la cosa più importante è la perseveranza. È necessario mantenere un regime alimentare costante ed eseguire attività fisica per almeno 30 minuti tre volte alla settimana, adattando sempre l’intensità ai bisogni e allo stato fisico della persona, aumentando se possibile la frequenza per ottenere il risultato desiderato.

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