
Il boom della telemedicina durante la pandemia: i numeri
Il Covid ha cambiato palesemente le nostre abitudini quotidiane e il nostro stile di vita, rendendo difficoltose anche quelle che erano semplici operazioni volte a soddisfare le necessità, come quelle relative alla salute. La continua comparsa di varianti del virus ha contemplato di continuo nuove misure restrittive e dall’oggi al domani è diventato complicato anche solo recarsi dal proprio medico curante. Già nella prima metà del 2020 si era registrato un dato di 50.000 telefonate giornaliere ai numeri verdi istituiti per un aiuto di tipo psicologico. Con lo sviluppo improvviso del Coronavirus, l’utilizzo delle piattaforme digitali sanitarie è diventato praticamente d’obbligo: se prima solo poco più del 10% dei pazienti ne faceva uso, oggi è il 30% della popolazione ad avvalersene.
Gli stessi specialisti si stanno adeguando ai consulti a distanza e, come ha indicato di recente il Politecnico di Milano, ad oggi 6 medici su 10 si sarebbero detti favorevoli al telemonitoraggio. Le televisite hanno subito un incremento di oltre il 100% in questi due anni. In Italia molti pazienti hanno dichiarato di ritenersi più consapevoli in merito alle proprie patologie da quando si affidano alle applicazioni digitali per la salute, che spaziano da quelle incentrate sullo stile di vita a quelle che fungono da promemoria per assumere i medicinali, ma non mancano software utili per inquadrare anche i parametri clinici.
Depressione e problemi psicologici dovuti all’isolamento
Il distanziamento sociale e le misure di contenimento hanno inciso soprattutto sulla condizione psicofisica di chi soffriva già di ansia o insicurezza. Dal 2020 ad oggi si sono verificati dunque numerosi casi di depressione in tutto il mondo. Anche se più raramente, alcune reminiscenze hanno generato in qualche soggetto uno stato depressivo originale, nonostante non ci fosse mai stato uno storico di episodi passati. Il dato relativo al disturbo di ansia e depressione è cresciuto rapidamente del 25% a livello globale, interessando in particolare le donne.
A marzo del 2020, quando scoppiò di fatto la pandemia, la paura per il Coronavirus era del 65% tra gli italiani e verso il mese di aprile era già all’80%. I timori erano legati anche ad una recessione economica e nei quadri più critici c’era chi viveva la situazione come se immerso in un conflitto bellico, col dubbio che avrebbe dovuto vivere di stenti per anni. La Società Psicoanalitica Italiana decise così di attivare un servizio di ascolto e consulenza a distanza, sulla falsariga di quanto accaduto anche in Cina, dove 150 psicoterapeuti si collegavano ogni giorno con le strutture ospedaliere quando la curva del contagio era seriamente preoccupante. Oggi, in Italia trovare uno psicologo online per una consulenza su skype o zoom è diventato più immediato. Insonnia, disturbi alimentari, irritabilità e claustrofobia si sono rivelati i primi sintomi di uno stato depressivo, nell’impossibilità di distrarsi e di rivolgere il proprio pensiero al di là della situazione pandemica. Nei soggetti più deboli si sono verificate così anche banali crisi di coppia. Lo scenario si è allargato in maniera talmente evidente che di recente è stato istituito anche il bonus psicologo. Ad ogni buon conto, quando il Covid era ancora sconosciuto la telemedicina rappresentava già un settore importante in ambito sanitario e durante l’emergenza ha avuto modo di potenziare ulteriormente i propri sistemi, con la promessa che anche una volta che la pandemia sarà totalmente scongiurata sarà possibile usufruire dei servizi sanitari impellenti a distanza.