Scarpe-antinfortunistiche

Guida alla scelta delle migliori scarpe antinfortunistiche

Le scarpe antinfortunistiche sono calzature da lavoro che hanno la peculiarità di proteggere da temperature, urti e scariche elettriche, rivestendo il piede per evitare il rischio di infortuni: una scarpa ben fatta, perciò, può salvaguardare la salute del lavoratore, permettendogli di lavorare in tutta sicurezza.

I settori in cui le scarpe antinfortunistiche devono essere indossate obbligatoriamente sono in costante crescita e sono stabiliti dalla legge n. 626 del 1994, cioè la legge introdotta per recepire tutte le normative europee per ciò che riguarda la salute e la sicurezza dei lavoratori e che rese molto più moderna la sicurezza sul lavoro in Italia. Secondo l’articolo 74 del DL n. 81 del 2008, l’obbligo di calzare le scarpe antinfortunistiche (o DPI, ossia dispositivo di protezione individuale) si ha quando è prevedibile un pericolo di lesione ai piedi; i piedi, infatti, sono particolarmente vulnerabili poiché esposti a rischi di qualsiasi genere, come i rischi meccanici, fisici o addirittura rischi chimici, ad esempio il contatto con prodotti irritanti.

Per ottimizzare l’uso delle scarpe antinfortunistiche bisogna assicurarsi che le calzature corrispondono alla categoria di rischio richiesta, in base al tipo e al luogo di lavoro; a tale scopo segnaliamo le caratteristiche specifiche a cui si riferiscono le norme europee:

  • A: calzatura antistatica;
  • CI: isolamento dal freddo del fondo della calzatura;
  • CR: tomaia resistente al taglio;
  • E: assorbimento di energia nella zona del tallone;
  • FO: suola resistente agli idrocarburi;
  • HI: isolamento dal calore del fondo della calzatura;
  • HRO: battistrada resistente al calore per contatto;
  • M: calzatura di protezione metatarsale;
  • P: lamina antiperforazione;
  • SRC: calzatura resistente allo scivolamento;
  • WR: calzatura water resistant;
  • WRU: tomaia materiale impermeabile.

Per scegliere una buona scarpa antinfortunistica, dopo aver guardato che si rispettino tutte le norme in materia, il secondo passo da compiere è chiedersi quali siano le proprie esigenze: se, ad esempio, si lavora a stretto contatto con fonti energetiche, in particolare elettriche, bisognerà munirsi di una scarpa che dissipi facilmente l’energia, mentre chi lavora a stretto contatto con l’acqua necessiterà di una calzatura idrorepellente o, ancora, bisogna stare attenti alle esigenze del piede stesso dato che se si è soggetti a urti o abrasioni alla caviglia, è bene utilizzare una scarpa alta, mentre se si lavora su un materiale liscio e privo di rischi per il piede, allora si potrà optare per una scarpa più leggera e senza fascia che copra la caviglia e renda più goffi i movimenti. Tutte queste tipologie possono essere scoperte e acquistate sul sito esconti.

In ogni caso, ci sono delle caratteristiche che accomunano le diverse esigenze, ad esempio chiunque deve optare per una scarpa dalla forma ergonomica. Il puntale protegge la punta del piede da schiacciamenti o gravi urti ma, se non si sceglie il materiale adatto, ad esempio l’alluminio che rende la scarpa più leggera, si può incappare in un eccessivo affaticamento del piede. Parecchi anni fa, infatti, si usava il puntale in acciaio che attraeva sia il caldo del sole cocente che il freddo delle giornate più uggiose, mentre le nuove tecnologie hanno ideato materiali sempre più leggeri ma allo stesso tempo resistenti.

La forma della scarpa antinfortunistica, infatti, è un elemento caratterizzante se si vuole acquistare una buona calzatura che protegga bene il piede, in quanto è d’obbligo scegliere una scarpa elastica che, in caso di schiacciamento, permetta al puntale di tornare alla propria forma originale in modo da facilitare la fuoriuscita del piede senza comportare difficoltà.

Un elemento da non sottovalutare è anche la vestibilità, poiché scegliere una scarpa molto leggera e comoda è l’ideale per chi svolge lavori pesanti e non vuole affaticare troppo l’intera muscolatura della gamba, evitando di sovraccaricare i muscoli di stress che si riverserà sulle articolazioni.
Sebbene ogni DPI immesso nel mercato è stato oggetto di una relazione tecnica ed è accompagnato da una dichiarazione di conformità e da un foglio illustrativo, per scegliere una buona scarpa bisogna anche andare alla ricerca (minuziosa!) di un marchio che usi prodotti di prima qualità, resistenti a varie categorie di problemi di seguito elencati:

  • penetrazione dell’acqua e di vapore acqueo: è importante che sia i materiali che le cuciture della calzatura proteggano il piede dagli effetti della pioggia, della neve o dell’umidità del suolo;
  • scariche elettriche: il materiale deve essere progettato per dissipare le cariche elettrostatiche onde evitare scariche che possano innescare incendi e minare alla salute del lavoratore;
  • misture chimiche: è essenziale che le scarpe antinfortunistiche siano realizzate con materiali che rispondano bene all’esposizione di spruzzi o piccoli schizzi di materiali chimici che potrebbero erodere la scarpa;
  • fonti di calore: raccomandiamo particolare attenzione che i materiali del vostro futuro acquisto proteggano il piede dal calore convettivo, calore radiante o spruzzi di metallo fuso.

Il design della scarpa, oltre ad essere ergonomico e detenere una buona qualità dei tessuti, deve avere anche un design accattivante perché, diciamolo, anche l’occhio vuole la sua parte. Ultimamente, infatti, il mercato delle scarpe antinfortunistiche si sta colorando di nuove sfumature che rendono la calzatura meno d’impatto per l’occhio e sempre più simile ad una scarpa da ginnastica, favorendone il senso estetico.

Se sei una donna e stai cercando delle scarpe antinfortunistiche comode ma allo stesso tempo molto leggere e con un design adatto per una lady, sappi che molti produttori di calzature antinfortunistiche stanno sperimentando nuovi modelli adatti al piede femminile! Molte aziende, infatti, hanno assunto nel proprio organico degli stilisti appositamente contattati per creare una scarpa che possa coniugare l’esigenza di un’estetica più ricercata alla comodità ma, soprattutto, alla sicurezza della scarpa antinfortunistica.

Una componente molto importante delle scarpe antinfortunistiche, nascosta all’occhio ma molto importante, è la soletta interna: la suola ideale è quella più spessa delle suole normali per attutire meglio gli urti ma anche più morbida in modo da assicurare comodità al lavoratore per tutto il tempo in cui le indosserà. La suola interna deve essere altamente traspirante poiché, ricordiamolo, i piedi sono una delle zone del corpo con la più alta densità di batteri e lavorare tutto il giorno con delle scarpe così ben rivestite può causare un’eccessiva sudorazione che, se non adeguatamente controllata, può portare a problemi con la scarpa prescelta.

Il tacco e la suola della scarpa, invece, devono necessariamente essere antiscivolo e antiperforazione. È importante scegliere bene il materiale della suola: in base ad esso dipenderà la pesantezza della scarpa ma anche il grado di isolamento della pianta del piede da eventuali fonti di calore o perforazione; ad esempio, la gomma è molto dura e può essere anche scomoda ma è ideale per resistere al calore o a tipi di pavimentazioni disomogenee che possono portare facilmente alla perforazione plantare.

Ogni dispositivo protettivo individuale deve prendere atto della regolamentazione europea in vigore in base alle esigenze essenziali imposte dalle direttive e precisate dalle norme comunitarie; in particolare la norma EN 13287: 2004 ha messo nero su bianco i requisiti e i metodi di prova per l’indicazione della resistenza allo scivolamento su diversi campioni di superfici scivolose, testate sia sul tacco che sulla suola: con il simbolo SRA si indicano prodotti in condizioni di prova con un fondo di ceramica e una soluzione detergente come lubrificante, mentre il simbolo SRB indica un fondo di acciaio e un lubrificante a base di glicerina.

All’interno di questa legge si trovano anche le modalità testate in comune a tutti e due i simboli, cioè tacco e piano, ma i requisiti minimi dei due simboli divergono poiché nel primo simbolo il requisito minimo per il tacco è 0,28 e per il piano è 0,32, mentre per il secondo simbolo il requisito minimo del piano si aggira intorno allo 0,13 per il tacco e 0,18 per il piano.

Diabete nei bambini, ecco perché il fegato grasso è decisamente pericoloso

I genitori dovrebbero prestare la massima attenzione a quello che mangiano i figli. Infatti, i bambini che presentano il fegato grasso possono contare su una probabilità praticamente oltre il doppio di affrontare il diabete in confronto agli altri bambini che seguono un regime alimentare decisamente più sano. L’allarme in questione è stato lanciato da parte di un gruppo di ricercatori che ha lavorato presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.

Al giorno d’oggi, ci sono tante soluzioni per tenere sotto controllo la dieta, anche quella dei propri bambini. Infatti, ci sono delle applicazioni che possono tornare decisamente utili per programmare tutti i pasti della settimana. Il boom di app e dei device mobili ha cambiato tantissimo le carte in tavola anche per quanto riguarda altri settori, come ad esempio il gioco online. Dopo aver dato un’occhiata a starcasino recensione, ci si può accorgere come l’offerta di giochi sul web sia sempre più ampia, accessibile ovviamente anche tramite il proprio smartphone o tablet.

Il diabete nei bambini si sviluppa più facilmente se soffrono già di fegato grasso

Lo studio, come detto, arriva direttamente dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, con cui hanno collaborato anche dei ricercatori dell’Università di Verona e dell’Università di Southampton. Infine, la ricerca ha trovato spazio sulla rivista scientifica “Journal of Epatology”.

Per chi non lo sapesse, il fegato grasso corrisponde ad una patologia, denominata anche steatosi epatica, che può colpire molto facilmente i bambini in età pediatrica. Nello specifico va ad attaccare tutti quelli che sono in stato di sovrappeso oppure sono obesi, mentre nel 3-12% dei casi va a colpire anche i bambini normopeso.

La causa di tale malattia deriva da un deposito eccessivo di trigliceridi all’interno delle cellule epatiche. Quindi, i grassi vanno ad accumularsi in una misura che va oltre il 5% e il fegato non riesce più a smaltirli come faceva in precedenza. Tra le motivazioni che favoriscono tale patologia troviamo sicuramente un ruolo primario svolto dalla genetica, ma anche da una dieta eccessivamente concentrata di grassi e da una storia familiarità con casi di obesità.

Non solo, visto che il fegato grasso può essere favorito dalla carenza di vitamina B12, dall’anemia oppure da alcuni trattamenti farmacologici particolari. Ebbene, secondo lo studio che è stato portato a termine da parte dell’istituto pediatrico romano, il gruppo di ricercatori, coordinato da Valerio Nobile, ha svolto delle analisi su oltre 700 bambini italiani, di cui 599 soffrivano di fegato grasso e 118 che non avevano tale patologia.

Lo studio e i risultati

La fase di studio è durata dal gennaio 2003 fino al mese di settembre dello scorso anno. Il gruppo di ricercatori è stato in grado di dimostrare che i bambini che soffrivano di steatosi epatica potevano contare su un pericolo maggiore di fare i conti con una situazione di prediabete e di diabete in confronto a tutti coloro che non avevano tale problema.

Nello specifico, dai risultati è emerso come il 20,6% dei bambini che avevano il fegato grasso poteva contare su una condizione di modificata tolleranza rispetto al glucosio, mentre il 19,8% di loro soffriva di prediabete, mentre lo 0,8% di loro era ad un passo dal soffrire di diabete a tutti gli effetti. Ecco spiegato il motivo per cui i medici hanno raccomandato a tutti i genitori di prestare la massima attenzione a quello che finisce in tavola, visto che è davvero molto semplice sviluppare la patologia della steatosi epatica e poi gli ulteriori rischi sono dietro l’angolo.

Open